Ospiti dell’istituto dove ieri mattina è stato
piantato l’ulivo, simbolo di amicizia
tra i popoli, la professoressa Diana Pezza Borrelli e il dottor Francesco Villano
ASSOCIAZIONE AMICIZIA EBRAICO CRISTIANA
PATROCINIO COMUNE DI NAPOLI
PATROCINIO REGIONE CAMPANIA
PATROCINIO MINISTERO ISTRUZIONE
Ospiti dell’istituto dove ieri mattina è stato
piantato l’ulivo, simbolo di amicizia
tra i popoli, la professoressa Diana Pezza Borrelli e il dottor Francesco Villano
La Scuola Media “Scotti” inizia a ricordare
ISCHIA. “Auschwitz e tutto ciò che ha rappresentato
è fuori dalla nostra vita, ma rimane sempre dentro
di noi, nostro dovere è ricordarlo sempre, affinché
non si ripeta più”. “Le persone non possono rendere
animali altri esseri umani”. Sono queste solo due di
tante frasi scritte sulle foglie dell’albero della
memoria posto proprio al centro dell’androne della
scuola media Scotti che, nella mattinata di ieri, è
entrata nel vivo delle celebrazioni legate alla
giornata della memoria istituita per il 27 gennaio
in ricordo di tutte le vittime dell’olocausto. Da
sempre sensibile al tema è circa una settimana che
gli studenti della scuola sono impegnati, insieme ai
loro docenti, in diverse iniziative per ricordare la
Shoah; dalla visione di film, alla lettura di poesie
e tanti momenti di riflessione per far sì che quanto
accaduto non si dimentichi, e che ciò che è stato
non accada più. Ieri mattina, tutti gli alunni, si
sono radunati nell’androne, lì dove è stato
installato un vero e proprio percorso, a cominciare
dal cancello della scuola dove sono stati messi in
mostra tra le sbarre diversi disegni a tema così da
rendere via Michele Mazzella la strada della
memoria. All’interno della scuola, oltre a due
mostre, una dedicata all’associazione “Un ponte per
Anne Frank” e l’altra nella quale compaiono, oltre
ai disegni dei ragazzi, alcuni quadri di artisti
ischitani, la stanza di Anne Frank. La storia della
giovane deportata ebrea tedesca, divenuta simbolo
della Shoah per le pagine del suo diario, è entrata
nel cuore dei ragazzi che, in un angolo
dell’androne, hanno realizzato quella che doveva
essere la sua stanza. Il fiocco bianco adagiato sul
letto, i libri nello scaffale, la radiolina su di un
tavolo e accanto il suo diario. Ospiti della
mattinata la professoressa Diana Pezza Borrelli
dell’Associazione Amicizia Ebraico Cristiana e il
dottor Francesco Villano esperto di storia delle
religioni; tra i presenti anche Carmen Criscuolo
assessore alla cultura per il comune di Ischia. «Vi
porto i saluti di tutta l’amministrazione – ha
dichiarato l’assessore - e vi voglio fare i
complimenti per quello che avete realizzato perché
avete sentito realmente il significato di questa
giornata. Abbiamo conosciuto che cos’è l’olocausto
attraverso film, libri, toccando con mano questa
tragedia. Siamo qui perché c’è un appuntamento fisso
per non dimenticare, per tenere presenti che le
diversità tra i popoli non sono motivi di divisioni.
Voi che siete gli uomini del domani dovete ricordare
questi insegnamenti, sono sicura che queste
iniziative vi resteranno dentro». L’intera giornata
è stata dedicata ad Alberta Levi Temin, un’ amica
della scuola che ha vissuto in prima persona il
terrore dell’olocausto e che, purtroppo, è venuta a
mancare lo scorso agosto. «Quella della Shoah – ha
detto ai ragazzi la preside Lucia Monti – è una
triste pagina della storia dell’umanità e voi in
questi giorni vi siete documentati tanto. Ricordo
Alberta che ci parlò di questa sua esperienza
toccante in maniera serena, giusta per i ragazzi;
non fece una disamina critica, aspra, come ci
saremmo aspettati. Oggi ricorre l’anniversario della
morte di Gulio Regeni e ci chiediamo come sia
possibile che nella vita non ci sia amore tra gli
uomini. È quello che vogliamo costruire con voi. Da
parte vostra deve esserci la consapevolezza che una
vita d’odio non esiste, sarete i futuri cittadini
del domani e dovete trasmettere questo ai vostri
figli: un uomo è uguale a un altro uomo, qualsiasi
sia la razza, la cultura, la religione. Non deve
esser solo una giornata, ma un modus vivendi di
tutta la vostra vita». A uno studente è stata
affidata poi la lettura della biografia di Alberta,
la prima a volere e ottenere un incontro ufficiale
tra ebrei e cristiani a Napoli. “Finché ho fiato,
voglio parlare per chi non può più parlare”, questa
una delle sue frasi ricordate durante la cerimonia
di ieri e a lei, e alla sua memoria, i ragazzi hanno
tributato un grande applauso.
«Mi commuovo, quando trovi i frutti di una vita sei contento, felice e vuoi dire: continuiamo su questa strada, l’unica possibile». È stata questa la prima fase di Diana Pezza Borrelli che, 50 anni fa, aveva intuito che il dialogo era l’unico obiettivo necessario, l’unico stile di vita da dover percorrere per costruire quel mondo che sognava da ragazza. «Tutti quelli fuori da me sono diversi da me, ma l’obiettivo è percorrere la strada della vita insie-me. Voglio una società più giusta, una società in pace nella quale tutti possano esprimersi e costruire con me questo mondo unito. Oggi, più di 50 anni fa, il mondo sembra davvero piccolissimo. Oggi la vicenda di Trump la viviamo dappertutto, non c’è giorno in cui la politica non ci viene presentata nella sua parte peggiore e invece la politica è la forma d’amore più alta che si possa esercitare. Tramite l’impegno politico si può garantire una vita migliore, la politica sostiene il positivo della vita di tutti quanti. Ho deciso che volevo vivere per il dialogo, viviamo tutti sullo stesso pianeta e se questo pianeta muore, moriremo tutti insieme». Nell’83 il suo primo ingresso in Sinagoga, a Napoli, dove è presente l’ultima comunità ebraica prima di arrivare a Gerusalemme. Lì ha conosciuto Alberta Leva Temin che aveva giocato a carte con sua madre; con lei la realizzazione della prima comunità ebraico cristiana, «così abbiamo iniziato a parlare della Shoah, della memoria, facendo incontri culturali tra di noi, convinti che si possa amare solo ciò che si conosce. Oggi siete interpellati a fare una scelta di vita, se essere donne o uomini del diavolo o vivere solo per voi stessi». E lo stesso invito è partito anche dal professor Francesco Villani, «tenete come bussola la ricerca del bello, del vero, del buono e del giusto. Tutto questo vi dà la pace, che voi siate credenti o no. Se questa è la vostra direzione, la vostra vita avrà un senso profondo». Il canto “Girotondo della pace” ha accompagnato il secondo momento della giornata che ha visto la piantumazione di un ulivo, simbolo di amicizia tra i popoli, nel giardino della scuola. Un momento simbolico davvero significativo, un segno tangibile, vivo, per non dimenticare.
giovedì 26 gennaio 2017